VI Edizione premio Angelo Fiore – 20/05/2022

 

LA MISTERIOSA EPIFANIA DI ANGELO FIORE

di  Marcello Benfante

Per cominciare, vorrei dire una cosa che forse ad alcuni sembrerà assurda o perfino scandalosa.

La ragione ultima e vera per cui amiamo così tanto Angelo Fiore rimane per ciascuno di noi un mistero.

Un mistero a posteriori, s’intende, ché d’acchito la rivelazione del capolavoro è lampante, priva di dubbi o di remore.

Per me l’epifania fu la scoperta folgorante de “Il supplente” in una edizione Pungitopo del 1987 con una illuminante introduzione di Natale Tedesco, su cui scrissi un articolo su una rivistina da me fondata e diretta (“Scrittori si muore” in Casba, n. 1, prima serie, Novembre 1987).

Nonostante questa illuminazione e fascinazione, il mistero rimase e forse s’infittì. Certamente divenne più intrigante e allettante.

Tutta la grande letteratura è d’altronde un mistero.

Mistero insondabile dalla stessa critica, che in sostanza si limita per lo più a perlustrarne i contorni senza mai (o quasi mai) riuscire a penetrarne il cuore.

Mistero, peraltro, che va salvaguardato dagli eccessi esegetici, anche (e forse soprattutto) dai più raffinati intenti interpretativi, che rischiano sempre di fugarlo, dissolvendo con esso il fascino segreto del testo letterario.

Ma su questo mi è già capitato in passato (proprio riguardo a Fiore e in contesto analogo) di fare qualche piccola osservazione.

Vorrei quindi ribadire soltanto che Angelo Fiore è tanto più amabile quanto più è misterioso e inattingibile. Perfino ineffabile.

Il che ovviamente non ci esime né tanto meno ci impedisce di cercare di capirlo e scrutarlo sempre più in profondità.

Angelo Fiore è uno scrittore di complessa semplicità. Lontanissimo, nella sostanza, dalle avanguardie. La sua prosa si adagia su una lingua piuttosto disciplinata e ordinaria, salvo taluni arcaismi e termini desueti che ne rivelano la viscerale alterità, e su una struttura narrativa (o anti-narrativa) monotona e ripetitiva (con qualche secondaria variazione).

Come nota acutamente Miriam Rita Policardo nel suo studio sull’opera di Angelo Fiore: “Privo di forzature grammaticali, di fusioni di parole, di infrazioni nell’ordine sintattico, il furore espressionista di Fiore è tematico, non linguistico, sostanziale più che formale, generato dall’assenza del paesaggio, dalla logorrea e dall’acrimonia speculativa di ogni singolo personaggio”.

La voce di Fiore risuona su un palcoscenico vuoto. Né tale voce si organizza in una vera e propria trama, ché una trama presupporrebbe una cronologia, condizione estranea alla narrazione sospesa, nello spazio e nel tempo, dello scrittore palermitano.

Insomma, quella di Fiore è una scrittura, per usare la formula che dà il titolo al bel saggio di Miriam Rita Policardo,  sospesa tra inerzia ed evoluzione.

Cioè tra una fondamentale e tenace inerzia dell’uomo e della storia umana e una inesorabile progressione verso il fallimento esistenziale.

L’inerzia non manca di sviluppi tormentosi così come l’evoluzione, con il suo andamento precipitoso, votato allo smacco, si limita in ultima analisi a confermare la stasi iniziale da cui vanamente era sortita.

Questo doppio falso movimento si ripete ossessivamente in ogni opera di Angelo Fiore, o pressoché, senza tuttavia mai venirci a noia né mai cessare di ammaliarci, anche mediante l’orrore e la guitteria, il grottesco e lo sconcio.

Ad avvincerci è in primo luogo la sua fatale e drammatica verità. Verità ineludibile e destino irriformabile, che Miriam Rita Policardo espone nella sua lucida e precisa analisi: analisi rigorosa che presenta inoltre alcuni interessanti aspetti innovativi (si pensi, per esempio, al rapporto tra l’opera di Fiore e il dadaismo, o ancora, in una qualche misura, il collegamento con l’anti darwinismo di Svevo).

L’andamento statico delle narrazioni di Fiore è sottomesso a un radicale e inestirpabile pessimismo.

Nell’inerzia del soggetto desiderante che attende immobile un evento salvifico, subentra il teatro di ombre e di voci che popola il suo delirio, la famiglia parodica e grottesca che attenta e corrompe la sua ricerca d’assoluto, l’ordine burocratico che lo illude e lusinga con le sue procedure e gerarchie, la magia che in forme mimetiche e mistificanti si propone surrettiziamente come succedaneo fittizio dell’esperienza religiosa.

Nella compatta opera di Fiore, questi punti nodali sono un repertorio che si ripete con pressoché minime variazioni, dando senso, un senso demente e straziato, a una cognizione del dolore e a una forma di nichilismo istrionico che non prevede né memoria né volontà, né azione né sensazione, ma una sorta di distruttiva “controcreazione” al di là del bene e del male.

E quindi forse potrei concludere, a titolo puramente soggettivo, che il mistero dell’arte di Fiore risiede soprattutto nella sua capacità musicale di mantenere rigorosamente un tono concettuale e metafisico, di concentrarsi su una nota dominante, di vibrazione, di mantra, di om,  in cui consiste e coesiste tutto l’uomo e tutto il mondo.

(Palermo, 20 maggio 2022)

 

 

VI edizione del “Premio Angelo Fiore”

Lo scorso 30 maggio il Museo delle Marionette di Palermo ha ospitato la VI edizione del Premio Angelo Fiore, per un seminario di studi sulla figura e l’opera dello scrittore palermitano.

Il pomeriggio si è aperto con i saluti del Presidente onorario del Centro Studi, Dott.ssa Emma De Giacomo, e con la comunicazione della premiazione del progetto di ricerca, da parte del Comitato Scientifico del Centro Studi, della Dott.ssa Miriam Rita Policardo.

La Dott.ssa Policardo, dopo avere brevemente presentato il suo progetto, intitolato “Tra inerzia e possessione: una diavoleide siciliana“, ha ricevuto il premio, da parte del Sig. Giuseppe Pagano, Presidente del Centro Studi, una preziosa scultura in bronzo del maestro Michele Cossyro.

È seguita una tavola rotonda, coordinata dalla Prof.ssa Mimì Perrone, Professore ordinario di Letteratura italiana contemporanea presso l’Università di Palermo, che ha visto gli interventi di Salvatore Ferlita, Prof. di Letteratura italiana contemporanea presso l’Università Kore di Enna, Marcello Benfante, Docente e scrittore, e Maurizio Padovano, docente e scrittore.

L’opera letteraria di Angelo Fiore è stata compulsata e analizzata a partire dalla presentazione dello studio di Daniele Giustolisi (L’officina del vivere. Attraverso il diario di Angelo Fiore), vincitore della IV edizione del premio “A. Fiore” e recentemente pubblicato a cura del Centro Studi.

I relatori intervenuti hanno discusso in vario modo – ripercorrendo le categorie critico-interpretative già consolidate ma cercando contemporaneamente nuove chiavi di lettura – degli elementi ricorrenti nel temario dello scrittore palermitano, e della loro irriducibilità a un qualsiasi paradigma regionalistico o generazionale. Di Fiore è stata ribadita, in vari modi, la cifra differenziale rispetto alle correnti letterarie nazionali coeve (dagli anni ’50 agli anni ’70 del secolo scorso); e sono stati invece messi in luce i legami sotterranei, al momento non ancora del tutto documentati, ma dalle chiare rilucenze testuali con la letteratura mitteleuropea della prima metà del ‘900, con il grande romanzo russo ottocentesco, con i primi postmoderni americani. Ne è uscito fuori il profilo di un autore che, pur manifestando sempre distanza e distacco dal rapporto con le avanguardie, ha praticato e inteso la propria scrittura romanzesca come esercizio di pressione sulla forma-romanzo. Un autore che è riuscito a intercettare e sciogliere in originali moduli narrativi (ma densi di speculazione quasi filosofica) temi fondamentali dell’immaginario letterario, e non solo, del secolo scorso – come quello del lavoro (esperimento coatto di massa e apocalisse) e delle complesse relazioni di gerarchie, dipendenza e sudditanza che esso genera – e a darne originalissima declinazione attraverso una miscela raggelante di grottesco e black humor che fa pensare ai suoi contemporanei postmoderni americani.

Alla discussione hanno partecipato, con domande specifiche ai relatori e con interventi personali, gli studenti del corso di Lettere e di italianistica dell’Università di Palermo.

 

VI^ Edizione del “Premio Angelo Fiore”

COMUNICATO

La Giuria, nominata  dal Centro Studi, ha ritenuto meritevole del “Premio Angelo Fiore” il progetto di ricerca: “Tra inerzia e possessione: una diavoleide siciliana”, presentato dalla dott.ssa Miriam Rita Policardo.

La premiazione avverrà il 30 maggio c.a. alle ore 17,00, presso la sede del Museo delle marionette di Palermo in occasione di un apposito seminario di studi.

Inoltre, verrà presentato il saggio “L’officina del vivere – Attraverso il diario di Angelo Fiore” di Daniele Giustolisi, vincitore della scorsa IV edizione del premio.

Scarica il comunicato

Il Presidente del Cons. Direttivo

Giuseppe Pagano