Lo scorso 30 maggio il Museo delle Marionette di Palermo ha ospitato la VI edizione del Premio Angelo Fiore, per un seminario di studi sulla figura e l’opera dello scrittore palermitano.
Il pomeriggio si è aperto con i saluti del Presidente onorario del Centro Studi, Dott.ssa Emma De Giacomo, e con la comunicazione della premiazione del progetto di ricerca, da parte del Comitato Scientifico del Centro Studi, della Dott.ssa Miriam Rita Policardo.
La Dott.ssa Policardo, dopo avere brevemente presentato il suo progetto, intitolato “Tra inerzia e possessione: una diavoleide siciliana“, ha ricevuto il premio, da parte del Sig. Giuseppe Pagano, Presidente del Centro Studi, una preziosa scultura in bronzo del maestro Michele Cossyro.
È seguita una tavola rotonda, coordinata dalla Prof.ssa Mimì Perrone, Professore ordinario di Letteratura italiana contemporanea presso l’Università di Palermo, che ha visto gli interventi di Salvatore Ferlita, Prof. di Letteratura italiana contemporanea presso l’Università Kore di Enna, Marcello Benfante, Docente e scrittore, e Maurizio Padovano, docente e scrittore.
L’opera letteraria di Angelo Fiore è stata compulsata e analizzata a partire dalla presentazione dello studio di Daniele Giustolisi (L’officina del vivere. Attraverso il diario di Angelo Fiore), vincitore della IV edizione del premio “A. Fiore” e recentemente pubblicato a cura del Centro Studi.
I relatori intervenuti hanno discusso in vario modo – ripercorrendo le categorie critico-interpretative già consolidate ma cercando contemporaneamente nuove chiavi di lettura – degli elementi ricorrenti nel temario dello scrittore palermitano, e della loro irriducibilità a un qualsiasi paradigma regionalistico o generazionale. Di Fiore è stata ribadita, in vari modi, la cifra differenziale rispetto alle correnti letterarie nazionali coeve (dagli anni ’50 agli anni ’70 del secolo scorso); e sono stati invece messi in luce i legami sotterranei, al momento non ancora del tutto documentati, ma dalle chiare rilucenze testuali con la letteratura mitteleuropea della prima metà del ‘900, con il grande romanzo russo ottocentesco, con i primi postmoderni americani. Ne è uscito fuori il profilo di un autore che, pur manifestando sempre distanza e distacco dal rapporto con le avanguardie, ha praticato e inteso la propria scrittura romanzesca come esercizio di pressione sulla forma-romanzo. Un autore che è riuscito a intercettare e sciogliere in originali moduli narrativi (ma densi di speculazione quasi filosofica) temi fondamentali dell’immaginario letterario, e non solo, del secolo scorso – come quello del lavoro (esperimento coatto di massa e apocalisse) e delle complesse relazioni di gerarchie, dipendenza e sudditanza che esso genera – e a darne originalissima declinazione attraverso una miscela raggelante di grottesco e black humor che fa pensare ai suoi contemporanei postmoderni americani.
Alla discussione hanno partecipato, con domande specifiche ai relatori e con interventi personali, gli studenti del corso di Lettere e di italianistica dell’Università di Palermo.